Quando vado al supermercato mi ritrovo colpita (purtroppo in negativo) dai carrelli delle persone stracolmi delle migliori leccornie che il mercato offre: biscotti, merendine, formaggi, succhi di frutta, nutella, coca cola, salumi, carne rossa. Noto sempre con tanto dispiacere che tutti riempiono il carrello senza fare particolare attenzione a cosa prendono, non vedo mai qualcuno fermarsi a guardare cosa contiene quel prodotto. Ma se esiste una lista degli ingredienti, a qualcosa servirà…Andate a vedere cosa c’è nelle vostre dispense, perché in fondo siamo noi a decidere ciò che entra nelle nostre case, e siamo solo noi i responsabili delle nostre scelte alimentari. Quindi il primo passo è imparare a fare la spesa! L’elemento più importante è la lista degli ingredienti, non soffermiamoci sempre e solo sulle calorie. L’etichetta di un prodotto alimentare è come la sua carta d’identità, capace di fornire a noi consumatori una serie di informazioni tali da garantire una scelta consapevole dell’acquisto. Sareste disposti a condividere la vita con uno sconosciuto, soffermandovi solo sull’aspetto fisico e sulla bella immagine? Non credo…Innanzitutto cosa si intende per ingrediente? Si definisce ingrediente “qualsiasi sostanza, inclusi gli additivi, che viene utilizzata nella preparazione di un prodotto alimentare e presente nel prodotto finito, anche se in forma più o meno modificata”.
Ecco alcune informazioni per fare una spesa di “qualità”:
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Gli ingredienti non hanno un ordine casuale, ma vengono indicati in ordine decrescente di quantità, quindi il primo dell’elenco è più abbondante del secondo, e così via. Ad esempio se una sera decidiamo di affogare le nostre pene d’amore nella cioccolata, scegliamone almeno una per cui ne valga la pena. Attenzione a quelle barrette in cui il primo ingrediente è lo zucchero, significa che non è proprio il massimo. Nella cioccolata il primo ingrediente deve essere la pasta di cacao, non lo zucchero, come spesso accade.
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Badate bene ai diversi ingredienti elencati in etichetta: può infatti succedere che grassi e zuccheri vengano divisi con nomi diversi in modo da sembrare tanti ingredienti differenti, ma in realtà è solo un espediente per non calcolare la presenza totale (che altrimenti finirebbe al primo posto nell’etichetta). Quindi al posto di scrivere che il prodotto contiene il 40% di zucchero, troveremo scritto il 10% di zucchero, 5% di miele, 10% di succo d’agave, 5% di fruttosio, e così via. Potremmo allarmarci leggendo come primo ingrediente lo zucchero, allora l’azienda scompone lo stesso ingrediente con nomi diversi.
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Lo stesso discorso vale per i grassi che spesso vengono suddivisi in grassi vegetali, olio, burro, ma che appartengono sempre alla categoria dei grassi. In etichetta inoltre troviamo i grassi vegetali idrogenati e quelli non. Ma cosa sono questi grassi idrogenati? Si parte da un normale olio (polinsaturo) sottoposto ad alte temperature (180°) in presenza di un catalizzatore (nichel) a cui si aggiungono atomi di idrogeno. Al termine del processo si ottiene un prodotto grasso che ha perso alcuni doppi legami all’altezza dei quali si sono inseriti i nuovi atomi di idrogeno. L’idrogenazione prende quindi i grassi insaturi e li satura. Un esempio ne è la margarina…cosa c’è di naturale in questo prodotto? Proprio nulla. Ma quando troviamo scritto “non contiene grassi idrogenati” non è comunque garanzia di qualità. Sono grassi che si ottengono tramite un processo chiamato frazionamento dove si toglie dall’olio la parte liquida ottenendo solo la parte solida. Questa parte solida è costituita in prevalenza ancora da grassi saturi (dannosi a livello di rischio cardiovascolare). Alcuni esempi di prodotti molto diffusi che contengono “olii vegetali non idrogenati”? La nutella, le fette biscottate, i biscotti, le merendine, le torte, i crackers e tanti altri. La vera sfida al supermercato è trovare i prodotti che non li contengano.
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Non fatevi ingannare dalla confezione invitante, accompagnata da slogan salutistici come “piadina all’olio extravergine di oliva”, “biscotti ricchi in fibre”…quando poi magari quell’ingrediente si trova solo in minima percentuale. Controllate sempre con i vostri occhi cosa contiene quel prodotto. L’immagine e la dicitura del prodotto non deve trarci in inganno…
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Passiamo ai cibi integrali: andiamo al supermercato alla continua ricerca dell’integrale, la pasta, il pane, i crackers: ma lo sono realmente? Non lo sono affatto,sono farinacei che sono prodotti con farine raffinate, e solo dopo viene aggiunta la crusca. Ma come riconoscere questi finti integrali? quando nell’etichetta trovate scritto “crusca, cruschello o fibra alimentare” significa che la fibra è stata aggiunta e non è contenuta in modo naturale nell’alimento, i prodotti veramente integrali hanno come ingrediente di base la farina integrale.
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Attenzione ai prodotti light: di solito quando mancano di grassi, abbondano di zuccheri, in qualche modo bisogna pur sostituire ciò che manca. Dal momento che il grasso dà una certa consistenza e sapidità ai cibi, molti cibi poveri in grassi per compensare saranno dunque ricchi in zuccheri come l’amido. Ed il rischio principale è poi di abusarne dal momento che sono “light”.
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Infine inizia la lista infinita degli additivi alimentari, ma su questo ci vorrebbe un articolo a parte… ce ne sono moltissimi tipi: conservanti, emulsionanti, antiossidanti, addensanti e gelificanti, stabilizzanti, antiagglomeranti, acidificanti, edulcoranti. Gli additivi sono preceduti dalla lettera E: più sono le E presenti, più l’alimento sarà di bassa qualità.
Portate con voi questi consigli quando andate a fare la spesa, se il tempo è prezioso, impiegatelo al meglio allora. Le industrie alimentari ci mettono giornalmente alla prova con i loro inganni, quindi non lasciamoci cogliere impreparati…mangiare con la testa, fa la differenza!
Quindi adesso fate una prova: aprite la vostra dispensa e prendete un alimento a caso, iniziate a leggerne gli ingredienti…siete sicuri di volerlo ancora mangiare?